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Animali. 2


di Pprossa
15.08.2024    |    4.187    |    3 8.9
"Non ho il tempo di tirare un respiro di sollievo, perché la mano inumidita con la mia saliva mi tocca tra le gambe, nella rosa del sesso..."

Sono sola, nella doccia, perché mi hanno mandato via dopo aver finito con me. Mi risuonano le parole del bastardo.

“Dopo, mettiti quella vestaglia rossa. Niente sotto. Poi siediti sul letto e aspetta finché non saremo pronti. Allora, vai. Prima che perda la pazienza. Non ti piacererebbe quello che succede se perdo la pazienza, principessa.”

Si avvicinano dei passi, ho messo la vestaglia.

La porta si apre. Loro entrano. Sono a meno di due metri. Lui si avvicina al letto. È in giacca e cravatta, ma non è un uomo d’affari impettito. No, in questo momento è selvaggio e feroce.

Sono pronti a usarmi come meglio credono.

I suoi occhi vagano lentamente sul mio corpo. Cominciano dalle spalle, scendono lungo il petto, il ventre, i fianchi, le gambe. Fino ai miei piedi nudi, poi di nuovo su. Si ferma sul mio sesso. Poi sui seni.

“Vuoi che veda quello che è nostro?” chiede.

Il mio fidanzato domanda “Cos’è nostro?”

“Il suo corpo.” La sua voce si fa più ferma.

“È mio. Ma anche vostro.” Più duro. Più esigente. “Il tuo corpo è mio e ci farò quello che voglio. In ginocchio.”

Scendo dal letto. “Tieni la vestaglia indosso.” Me la tira su per le braccia e me la drappeggia sulle spalle.
“Mi piaci mezza nuda. La prossima volta ti avremo così in pubblico.”

Ridono.

“Perché mi guardi con quegli occhioni? Dovresti ringraziarmi, la mia è stata un’offerta molto generosa al tuo fidanzato. Di solito pago le mie puttane pochi spiccioli, ma tu…” sorride, accarezzandomi il profilo della guancia, “tu mi costerai molto di più. E devo pure dividerti con loro.”
Li guardo, sono soddisfatti.

“Ma a un patto, principessa,. Tu dovrai fare tutto quello che ti chiederò, con totale dedizione e totale sottomissione.”

Mi prende il mento tra due dita, obbligandomi a guardarlo.

“Hai capito cosa voglio da te? Sarò il tuo padrone. Dovrai fare ogni cosa che ti chiederò, senza fiatare, senza opporti, a me, a loro, a chi vorrò. Quel che ti dico, quando te lo dico. Questo è l’accordo col tuo ragazzo.”

Tremo terribilmente. Mi mordo il labbro inferiore, succhiandolo tra i denti con disperazione.

“Non preoccuparti, ti spiegheremo ogni cosa. Io sarò un insegnante paziente… e tu sarai un’allieva volenterosa. Devi fare ogni cosa che ti chiediamo, ogni cosa, o l’accordo col tuo fidanzato salta. E voglio che apprezzi la crema che ti doniamo, te ne daremo ancora, tanta. Ce la spasseremo con te, principessa. Moltissimo. Adesso, tira fuori la lingua come ti abbiamo insegnato.”

Il mio ragazzo lo disturba, “Non fare finta di non capire che noi siamo qui, boss. Tendi a dimenticarti di noi, ma dovresti considerare che l’accordo sarà un problema per te e la mia ragazza, se ci dimentichi.”
“Non ti preoccupare. Perché non le chiedi quale sapore ha preferito? A quale abuso vuole piegarsi? Pensi che sceglierà te? Dopo tutto questo? Noi dovremmo parlare di una faccenda delicata. Ma non voglio turbare te, principessa.”

Il mio ragazzo non riesce a trattenere l’ impazienza. “Boss, vuoi fare a gara a chi dice l’ovvietà più grande, con queste domande? Abbiamo un accordo, non ci sono faccende delicate. Lei è qui. Per te e per noi.”
Il bastardo allunga una mano sul mio viso. Mi accarezza una guancia. Sorride.

“Si, abbiamo un accordo. Sto per fottermi la tua ragazza, sto per godermela in tutte le posizioni. E lui, solo lui, mi aiuterà. Abbiamo un accordo, e tu rompi i coglioni? Quel che è stato è stato, e non si può più cambiare.”

Il mio ragazzo scuote la testa. “ io non ce la vedo tra quella gente. Sono dei mostri.”

Lui scuote la testa, “Oh, ce la vedrai. Ce la vedrai eccome. Non sono dei mostri, sono degli estimatori. Non è una bambina. Lascia che sia lei a decidere. Ora basta parlare. Principessa, ricorda: obbedienza, sottomissione, sollecitudine nel compiacere i tuoi padroni.”

Sono terrorizzata. I suoi movimenti sono calmi e misurati. Si guarda intorno. Mette le mani in tasca e si avvicina a passi lenti verso di me. Quando mi è di fronte alza la mano alla mia guancia, e non respiro più.
Lascia scendere la mano sulla sua nuca e mi accarezza il retro dell’orecchio con il pollice, leggero.

“Vai alla finestra” mormora. Ci vado. Mi volto a guardarlo.

Sorride, avvicinandosi. Il mio ragazzo e l’altro osservano, in silenzio.

“Guarda dalla finestra” mi dice quando mi è davanti. Mi sento morire. Rivolgergli le spalle mi terrorizza più che averlo di fronte, ma obbedisco.

“Ti piace?”

Mette le mani sulle spalle, fermandomi, e si avvicina fino a toccarmi la schiena con il torace. E più in basso, tra le natiche, spinge la sua dura e famelica virilità. Porta una mano sul seno, a sfiorarlo con il palmo. Mi irrigidisco. Vuole prendermi così?

Lui solleva una mano alla nuca e mi spinge in avanti. “Piega il busto in avanti, principessa… appoggia le mani sul davanzale.”

Non voglio, ma la mano spinge, comanda… domina; e cedo. Piegandomi a novanta gradi, con la vista appannata dalla paura e dall’insostenibile vergogna, le mie natiche sporgono oscenamente verso di lui, in uno scandaloso invito.

Mi posa le mani sulle natiche, e intorno a me tutto inizia a girare, “visto che ti piace la vista, guarda fuori… e goditi il panorama.”

Mi solleva la vestaglia e riporta le mani sulle mie natiche, stringendole nei palmi, massaggiandole, impossessandosene.

“Che panorama, principessa. Adorabile.”

Porta una mano davanti e mi tocca il monte di Venere. Mi stringe la vulva nel palmo, muovendolo su e giù.
Fa un passo indietro e mi guarda.

Il mio sedere si offre formando una pesca perfetta, le gambe, tornite e diritte. La fessura che divideva i glutei è contratta, ma la posizione non mi permette di nascondere la visione posteriore della mia fica, che stringo. Mi guarda la peluria intima, chiara.
Allunga un dito alla fica e lo spinge in avanti, tra le mie cosce, mentre stringo le gambe con un sobbalzo. Non serve, non può servire. Mi sfiora. Sono asciutta. Risale con il dito fino a sfiorarmi l’ano, e continua così, andando su e giù, lentamente. “Anche a me piace la vista…” mormora rocamente. “Moltissimo, principessa.”

Il suo dito mi divide le grandi labbra e mi sfiora in un punto sensibilissimo proprio all’inizio della vulva. Si ferma. Ritira la mano.

“Continua a guardare fuori” mi ordina.

“Perché sei così infame, boss? si sente chiedere dal mio ragazzo, “cosa ti ho fatto di male?”

La voce di lui suona divertita, e con la punta di un dito comincia a scorrere su e giù tra le mi natiche, sfiorandomi l’ingresso della vagina. “Infame? Così mi ferisci…”

Mi posa una mano sull’interno coscia, sollevandomi la gamba.

“Leccami le dita con la tua lingua vellutata.” Tiro fuori la lingua. Gli leccò le dita, trasversalmente, mignolo, anulare, medio, indice. Lo lecco senza fermarmi, senza cambiare il ritmo né veloce né lento. Quando lui mi infila in bocca indice e medio, li succhio, assecondando con la testa il loro movimento: avanti, indietro.

“Sei davvero volenterosa, mia principessa.” Torna dietro di me. Non ho il tempo di tirare un respiro di sollievo, perché la mano inumidita con la mia saliva mi tocca tra le gambe, nella rosa del sesso. Mi sfiora la vulva, fermandosi al morbido intrico di peli chiari che la ricoprono. Su e giù, completamente aperta, completamente oscena.

Le sue dita si muovono tra le labbra della vulva, aprendole e scivolando tra esse con uno sfregamento leggero e carezzevole, umide di generosa saliva. E un olio denso, sotto i suoi polpastrelli inzuppati, sgorga dalla carezza continua e sapiente; naturalmente… terribilmente. Mi tocca l’ingresso della vagina; sconvolta, sento un dito entrare, accolto dal mio stretto, bagnato orifizio.

Una mano è davanti, tra le labbra tumide e gonfie per le carezze, inturgidite dal ritmo implacabile e arrogante, invincibile nel suo riscaldarle e scioglierle; e più indietro, il dito entra in me, una falange, forse due, dentro di me.

Lo sento ridere piano, mentre le dita giocano impunite tra i riccioli morbidi e proibiti. Si divertono, ridono di me e delle sensazioni fisiche che non posso controllare; non riesco a tornare in me, mentre mi tocca così.
Dentro, il dito mi sta violando, spietato e implacabile, con un rumore vergognoso.

Si ferma. Si sfila. Perché?

Lui mi sorride e sorride agli altri due.

“Ho riflettuto, non meriti nessuna considerazione per quanto hai detto, perché è stata una tua scelta, l’accordo. Sono sicuro che un paio di telefonate ti terranno occupato, mentre noi due ci sollazzeremo con la tua fidanzata.”

Mi ha venduta! “Sai boss, ti ho sempre rispettato. Ora sembra che tu voglia farmi rispettare l’accordo, ma accidenti, avevo dimenticato quanto tu fossi bastardo.”

Incrocio i loro sguardi. Si sfidano, ed io sono il loro giocattolo.

“Le persone cambiano, e si prendono le loro rivincite. Ma, dimmi, perché l’hai portata da noi, se non sei convinto? Che ti ha fatto questa ragazza? Hai firmato un accordo.”

Sono a disagio, spaventata.
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